di Giuseppe Pennisi
La proposta di nuove imposte sulle pensioni del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Giuliano Poletti, potrebbe rivelarsi un boomerang nei confronti della strategia europea del governo.
È questa la prima preoccupazione che si registra non solo a Bruxelles a proposito di nuove tasse, presentate sotto il nome di “contributi di solidarietà”, in tema di previdenza e di “asticella” che potrebbe scendere dagli attuali 90.000 euro a circa 60.000 euro.
Le preoccupazioni europee, in effetti, sono di due tipi:
- La certezza del diritto in Italia.
- Le implicazioni verso quella “unione europea delle pensioni”, essenziale per fare funzionare il mercato unico e l’unione monetaria.
La costruzione che stanno faticosamente mettendo in piedi il Presidente del Consiglio ed il Ministro dell’Economia e delle Finanze si basa sull’aumento della credibilità internazionale dell’Italia. Spetta ad altri, per il momento, decidere se tale credibilità internazionale sia vera o fittizia. Per questo motivo, ad esempio, ci si è impegnati tanto nel giungere all’approvazione, in prima lettura da parte del Senato, della riforma delle Costituzione, si vuole presentare al Consiglio Europeo del 30 agosto una proposta cogente per ridurre i tempi della giustizia civile e si preme sulle amministrazioni per i pagamenti dei propri debiti commerciali con le imprese.
Una nuova riforma della previdenza che sconvolga la certezza dei diritti di chi ha già maturato la pensione, oltre a mettere a repentaglio la situazione sociale interna ed a colpire – come dimostrato da studi Censis ed Eurostat – i giovani (i quali spesso sono mantenuti agli studi grazie alle pensioni dei nonni) più che gli anziani – è la prova del nove che l’Italia della certezza delle regole se ne frega ed è pronta – unico Paese al mondo (secondo l’Organizzazione Internazionale del Lavoro) a fare una riforma della previdenza l’anno, spesso solo per la vanagloria di chi vuole associare ad essa il proprio nome. Tutto ciò è segnale di poca serietà, anche in materia di impegni economico-finanziari e di riforme strutturali.
In secondo luogo, la proposta dell’EIOPA – European Insurance and Occupational Pensions Authority – si sta facendo strada poiché è tassello essenziale del mercato unico e dell’unione monetaria. La proposta consiste nel fare confluire contributi pubblici e privati in Personal Pension Plans (PPP) uniformi per tutti i lavoratori europei che potrebbero scegliere se utilizzare questa strada o sistemi previdenziali nazionali. La proposta Poletti avrebbe l’effetto di fare confluire verso i PPP europei i contributi di tutti i percettori di reddito medio-alto, dissanguando l’INPS e danneggiando i pensionati ai livelli più bassi di trattamento. Ed allora, o i nostri ministri riformatori non ci hanno pensato, o peggio, pur al corrente di quanto avviene in Europa, alla Luigi XIV, hanno preso l’atteggiamento Après moi le déluge. In parole povere, dopo di me, la liquidazione dell’INPS.
Quale che siano dubbi e preoccupazioni, è quanto meno singolare la “congiura del silenzio” dei media italiani. Ignoranza? Autocensura? Timore di disturbare il manovratore?
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