Una breve nota nel Corriere della Sera di venerdì 24 marzo riporta di un incontro del senatore Willer Bordon, a Roma, con una platea nella quale erano presenti una trentina di tassisti preoccupati che nel programma di governo dell’Unione ci fosse scritto “politiche di liberalizzazione e trasparenza crediamo vadano attuate … anche nei settori della distribuzione dei farmaci e dei taxi”. La nota riporta che di fronte ai tassisti – che a Roma si chiamano tassinari - Bordon abbia tentato di sfumare il concetto – già di per sé alquanto poco incisivo per quel circospetto “crediamo” - ripetendo “decine di volte il concetto-chiave di concertazione”.
La reazione dei tassinari è stata decisa: “No alla liberalizzazione e basta”, “è una parola allarmante, va cancellata senza giri di parole”.
La nota del Corriere riporta che la risposta di Bordon è stata la seguente: “La frase nel programma è talmente generale che vuol dire tutto e non vuol dire niente. Liberalizzazione è una parola tanto di moda, se spaventa si può anche non usarla. Nel programma non si parla comunque di un aumento indiscriminato delle licenze. Sappiamo che questa cosa provocherebbe un collasso della categoria e sarebbe una sciocchezza colossale. Vogliamo semmai liberalizzare ed espandere il mercato. Tramite un rafforzamento dei servizi e maggiori opportunità di occupazione”.
E bravo il liberista non liberista Bordon che segue le parole di moda che però se spaventano non le usa! È nel tentare di raccogliere voti da una parte e dall’altra che si impara a dire e non dire? A parlare alla platea a seconda di quello che la platea vuol sentirsi dire? A ruotare il timone quanto necessario per avere il vento in poppa? Se si fosse trovato di fronte ad una platea di “consumatori” che “consuma” pochi taxi per i loro alti costi cosa avrebbe detto?
Omen in nomine? Forse abbiamo qualche motivo per pensare che il cognome Bordon derivi dalla parola bordeggiare, cioè “destreggiarsi tra ostacoli e difficoltà e sfiorare argomenti e questioni evitando di affrontarli”. O forse deriva da “bordone”, il tipico bastone dei pellegrini?
Guido Di Massimo
La reazione dei tassinari è stata decisa: “No alla liberalizzazione e basta”, “è una parola allarmante, va cancellata senza giri di parole”.
La nota del Corriere riporta che la risposta di Bordon è stata la seguente: “La frase nel programma è talmente generale che vuol dire tutto e non vuol dire niente. Liberalizzazione è una parola tanto di moda, se spaventa si può anche non usarla. Nel programma non si parla comunque di un aumento indiscriminato delle licenze. Sappiamo che questa cosa provocherebbe un collasso della categoria e sarebbe una sciocchezza colossale. Vogliamo semmai liberalizzare ed espandere il mercato. Tramite un rafforzamento dei servizi e maggiori opportunità di occupazione”.
E bravo il liberista non liberista Bordon che segue le parole di moda che però se spaventano non le usa! È nel tentare di raccogliere voti da una parte e dall’altra che si impara a dire e non dire? A parlare alla platea a seconda di quello che la platea vuol sentirsi dire? A ruotare il timone quanto necessario per avere il vento in poppa? Se si fosse trovato di fronte ad una platea di “consumatori” che “consuma” pochi taxi per i loro alti costi cosa avrebbe detto?
Omen in nomine? Forse abbiamo qualche motivo per pensare che il cognome Bordon derivi dalla parola bordeggiare, cioè “destreggiarsi tra ostacoli e difficoltà e sfiorare argomenti e questioni evitando di affrontarli”. O forse deriva da “bordone”, il tipico bastone dei pellegrini?
Guido Di Massimo
1 commento:
il liberalismo sembra continuare a far paura nonostante tutti si autodefiniscano liberali in effetti come ha detto giustamente Vito Tanzi 'gli italiani sono liberisti solo per gli altri'. http://squareplaza.blogspot.com/
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