Fisco e Libertà individuale
di Vincenzo Olita - Direttore di Società Libera
di Vincenzo Olita - Direttore di Società Libera
“Il redditometro è uno strumento che serve a monitorare il tenore di vita di una famiglia”.
Testuale dichiarazione di una solerte funzionaria dell’Agenzia delle Entrate in una trasmissione televisiva.
Potremmo essere fraintesi ed essere interpretati come difensori degli evasori, ma vogliamo, con forza, dissentire con questa affermazione che, se non produce una generale reazione, determina in chi è intriso di cultura liberale rigetto e sdegno.
Che lo Stato debba adoperarsi per riscuotere le imposte è nella storia dell’umanità, da qualche millennio qualsiasi potere ha imposto, preteso e ricercato, per il suo mantenimento, risorse dapprima naturali e poi esclusivamente finanziarie.
Ma se la necessità della leva fiscale è connaturata all’esistenza stessa di qualsivoglia organizzazione sociale, non lo sono altrettanto la sua consistenza e le modalità di riscossione.
Argomentazioni di politica economica ci condurrebbero a dettagliare il nostro disaccordo sul reperimento di maggiori introiti per uno Stato inefficiente ed inefficace in nome di suadenti concetti- paravento quali equità, ridistribuzione, lavoro, crescita, sviluppo e quant’altri.
Necessità, obiettivi e preoccupazioni che non sono un’esclusiva di alcuna parte politica.
L’impressionante peso del carico fiscale è quasi unanimemente riconosciuto, con qualche eccezione, tra queste il Piano della CGIL per il lavoro – verrà presentato il 25 gennaio – che prevede, ancora, un’espansione del perimetro del settore pubblico, un’ulteriore patrimoniale e un aumento dell’imposta sulle transazioni finanziarie. Non vi è, invece, altrettanta attenzione per il rapporto tra fisco e cittadini che sempre più incrina lo stesso concetto di cittadinanza, per molti altri versi già snaturato e alquanto obsoleto. In nessun caso e in nessun Paese, forse neppure in quelli che chiamammo a socialismo reale, più interessati al controllo politico, si pretende di monitorare il tenore di vita delle famiglie, in nome e per conto della lotta all’evasione. Non è una riduttiva questione di privacy, sono bensì in discussione le fondamentali libertà individuali. La lotta all’evasione, oltre a stanare la corruzione, si può condurre introducendo, tra l’altro, il conflitto di interessi – ricevute fiscali deducibili – tralasciando il controproducente conflitto tra cittadini e fisco, la cui missione non è certo quella di monitorare lo stile di vita delle famiglie.
E poi, non è stata, forse, la riduzione dell’intrusione del potere, da quello politico a quello religioso, nella sfera individuale a caratterizzare il cammino dell’umanità dall’assolutismo e dal totalitarismo verso uno Stato di Diritto?
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