17 dicembre 2010

A PROPOSITO DI TRASFORMISMO

di Vincenzo Olita, direttore Società Libera

Sono circa 90, pari al 10%, i parlamentari che in questa legislatura hanno cambiato il gruppo di appartenenza. Infinite le analisi e le valutazioni, le accuse e le giustificazioni di politologi, costituzionalisti e giornalisti, fino all’interessamento della Magistratura. Sul versante tra malaffare e nobili motivazioni nulla risulterà dimostrabile, alla fine rimarrà il consueto chiacchiericcio e il giudizio della gente, un po’ da bar dello sport: “Sono tutti uguali” e “la politica è sporca".Proviamo a ragionare, allora, sul perché nel nostro sistema politico sia così facile cambiare casacca. Nell’ambito della nostra obsoleta Costituzione, l’articolo 67 prevede che “ ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”. Il gioco è fatto, in osservanza e con il conforto di questo dettame ogni trasformismo trova nobiltà politica, ogni migrazione trova la sua giustificazione. Etica e responsabilità, opportunità e decenza trovano, così, anche una copertura costituzionale.Dopo il ventennio fascista era comprensibile la preoccupazione dei costituenti di tutelare i membri del Parlamento da qualsivoglia interferenza, oggi, però, è tempo di tutelare la volontà popolare, espressa in sede elettorale, dall’esuberante pragmatismo dei parlamentari.Non si tratta di mettere in discussione la responsabilità individuale e la concezione liberale sulla libertà e le prerogative dei membri del Parlamento, ci mancherebbe, siano liberi di operare e deliberare in piena coscienza. Occorre, però, dare anche concretezza al concetto di cittadinanza e sostanziale significato all’articolo 49 della stessa Costituzione: “ Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”.Già, il metodo, cioè le regole.La logica vorrebbe che se il parlamentare viene scelto in quanto aderente ad una parte politica, nel momento in cui si colloca altrove sottoponga la scelta al giudizio dei suoi elettori.Facile a dirsi, difficile da realizzare. Con questo sistema elettorale, infatti, quali sono gli elettori del transfuga? Praticamente non è stato scelto da nessuno e quindi a nessuno dovrà rispondere se non alla segreteria del partito che lo indicò come membro del Parlamento.Ed allora, messi fuori dal gioco i cittadini, la partita è tra nominati e selezionatori che, per coprire i propri fallimenti, si appellano ad una, in questo caso inesistente, volontà popolare. Oggi (il 14 Dicembre scorso) assisteremo all’ennesimo tempo di una partita interminabile, fiducia o sfiducia poco cambierà, finchè i riformatori, veri e presunti, non daranno vita al cambiamento del metodo, cioè delle regole.

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