24 marzo 2008

Elezioni politiche 2008

Le elezioni politiche del prossimo 13 aprile, si svolgeranno col vecchio sistema elettorale che ha prodotto, durante la trascorsa legislatura, instabilità, veti, distinzioni, vertici di maggioranza nonché la sua anticipata ma prevedibile conclusione. Il corpo parlamentare che si formerà a seguito delle suddette elezioni, riteniamo, non potrà essere in grado di operare fattivamente ed in modo efficace perché, ammesso che si crei una maggioranza, non potrà vantare solidità di linea politica che non sia maturata volta per volta a seguito di piccole o grandi mediazioni fra gruppo dirigente e minoranze ritenute importanti per rafforzare il suo equilibrio. I nominativi delle persone in lista sono stati decisi (imposti!), infatti, secondo criteri di affiliazione, vicinanza politica e di cooptazione; come si può parlare, quindi, di rivoluzione o di “nuovo che avanza” se c’è un ritorno ai vecchi metodi di designazione dei parlamentari da parte delle segreterie dei partiti a danno del corpo elettorale, chiamato in questo caso ad essere notaio di decisioni (designazioni) assunte in suo luogo? Tutti criticano questo metodo procedurale, nessuno ricorda, però, che anche la legge che regola lo svolgimento delle elezioni regionali prevede una lista di candidati, il cosiddetto listino, proposto dal presidente, i membri del quale risulteranno eletti qualora una delle due parti prevalga sull’altra ed indipendente dal giudizio degli elettori che non possono esprimere parere, assolutamente, riguardo la competenza, il talento e la moralità delle persone così designate"dall'alto".
La differenza fra i due sistemi elettorali (quello regionale e quello nazionale) è che il primo è associato ad una sorta di presidenzialismo che crea una solida stabilità per il fatto che i gruppi che compongono la maggioranza si alleano prima delle elezioni e sostengono attraverso la fiducia il Presidente. Questo risulta avere poteri molto più forti rispetto al Presidente del Consiglio: non è come quest’ultimo, infatti, un primus inter pares ma un decidente autorevole che riunisce nella sua persona poteri esecutivi che vengono meno solo qualora venga a mancare la fiducia della maggioranza che l’ha sostenuto (si procederà in questo caso a nuove elezioni).
Sicuramente la soluzione dell’instabilità governativa passata e futura, che si produrrà quasi certamente, non potrà essere eliminata iniettando dosi di presidenzialismo ad una legge elettorale magari ritoccata in senso maggioritario. Certo è che l’esempio delle leggi elettorali regionali così come in parte quelle locali che regolano l’elezione del sindaco denotano una stabilizzazione delle consigliature che permettono a presidenti di regione o sindaci dei comuni di governare efficacemente senza essere continuamente costretti a mediare fra istanze e sensibilità talvolta inconciliabili
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