20 luglio 2008


Il coraggio di riformare
di Franco Morganti

Al recente Festival dell'Economia di Trento, Gérard Roland, un belga che insegna in Usa, ha parlato della grande difficoltà a far passare riforme liberali: i destinatari, consumatori e cittadini, non ne percepiscono i benefici, mentre le categorie toccate (professionisti, professori universitari, banchieri, farmacisti, commercianti, taxisti, ecc.) reagiscono con virulenza. I politici preoccupati della loro rielezione non se la sentono di avventurarsi.
Forse può servire la lezione di Paul Martin, ministro delle finanze in Canada dal 1993 al 2002 e poi primo ministro per tre anni, che nel 1993 ereditò una situazione finanziaria dello stato canadese non molto diversa dalla nostra: 6,2% di deficit annuale sul Pil e 72% di debito. Con l'azione di Martin il deficit è stato annullato e i cinque anni successivi hanno consentito di ridurre sostanzialmente il debito. Quale la ricetta? La prima tappa è stata quella di convincere gli elettori che se il governo non si fosse occupato del problema del deficit, qualcun altro un giorno l'avrebbe fatto, e cioè i loro figli e nipoti. Il che vorrà dire dar loro un livello di vita inferiore a quello di cui gli elettori attuali hanno beneficiato. La seconda tappa è stata quella di dimostrare che i risultati si potevano ottenere. Quando gli analisti hanno cominciato ad applaudire, i media hanno fatto il resto. Qualcuno avrà lo stesso coraggio anche da noi?


L'informazione che non informa

La liberazione di Ingrid Betancourt ha generato nel mondo politico una valanga di dichiarazioni partecipate e commosse, in qualche caso del tutto esagerate. Che in sei anni la classe politica non si sia occupata della prigionia della colombiana lo possiamo testimoniare direttamente. Nel 2005 quando Società Libera ospitò suo marito a Milano, in occasione del conferimento alla Betancourt del Premio Internazionale alla Libertà, proponemmo, tra l’altro, che Milano le concedesse la cittadinanza onoraria. Fu un discorso fra sordi. Oggi non siamo sorpresi dalla valanga di dichiarazioni e di interessi tipico di un ambiente politico composto da replicanti pervicacemente attaccati al carro della notorietà. Quel che ci sconforta sono gli operatori dell’informazione che, acriticamente, amplificano banalità solidaristiche. Ma è inutile stupirsi ancora dell’informazione in questo Paese quando il TG5 delle 20, in apertura, dedica, dopo alcuni giorni, ancora nove minuti all’assassinio della ragazza italiana in Spagna e gli altri TG, con qualche minuto in meno, non si sono differenziati. Nella stessa settimana non sono mancati decine di delitti, ma occuparsene più che tanto avrebbe comportato interesse verso questioni che vanno dalla criminalità organizzata alla sicurezza nei centri urbani. Evidentemente la nostra informazione segue la logica della minimizzazione e della banalità. Quando ad Unomattina il conduttore intervista il giornalista Carlo Rossella, presidente di una società cinematografica di proprietà del Presidente del Consiglio, chiedendo “ Lei che lo conosce bene è davvero un seduttore?” e il noto giornalista risponde “ Certamente, è un grande seduttore” non siamo neppure nell’ambito dell’informazione, siamo alle comiche.


La Libreria di Società Libera

Adrian Cadbury, Corporate Governance Cosa è, Luiss University Press, 2008, pp. 275, 19 euro

Adrian Cadbury, una delle massime autorità in materia di direzione di impresa, anche grazie alla sua esperienza in posizioni di comando nell'economia britannica, ci offre una trattazione ampia e aggiornata di tutti gli aspetti della governance ...

[Frammento]
«I gruppi economici privati hanno oggi una sollecitazione assai più forte che in passato ad impedire interventi pubblici che siano loro sfavorevoli o a provocarne di vantaggiosi. In sostanza, questi gruppi, pur inalberando il vessillo del liberalismo più assoluto, si acconciano volentieri al dirigismo più conseguente, quando questi risulti conforme ai loro interessi».

Vittorio De Caprariis , Le garanzie della libertà, Saggiatore, 1996, cit. pag. 139

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