04 marzo 2010

Ancora sulle Elezioni

di VINCENZO OLITA *

In previsione delle prossime elezioni regionali, assistiamo ad una serrata campagna di buoni propositi e convinti intendimenti sulla necessità di moralizzare la vita politica, iniziando dal ripulire le liste elettorali.Attendiamo che si stabilisca se un indagato possa essere candidabile ed, eventualmente, se ciò debba essere disciplinato da una legge o dalla buona volontà dei partiti e che si decida dopo quale grado di giudizio un condannato debba essere escluso dall’elettorato passivo.Questa premessa, la crisi economica e la quotidianità di milioni di famiglie imporrebbero una campagna elettorale improntata alla sobrietà e alla trasparenza. Mentre il dibattito ferve, la campagna incalza, gli aspiranti consiglieri regionali fremono.A Milano e nell’ hinterland la faccia sorridente di una signora, con la necessità di comunicare il suo trasferimento ad altro schieramento, fin da gennaio, campeggia sui muri e nelle stazioni della metropolitana dove si è dovuta accollare anche i costi dei diritti di affissione. Tra stampa e messa in opera si tratta di qualche decina di migliaia di euro. E, poverina, la campagna deve ancora iniziare. Per non parlare delle “megacene” di due candidati , una da 7.500 inviati nei padiglioni della Fiera, l’altra con 4.000 commensali in un grande albergo. Ed allora, proviamo a far di conto. Per una cena di 7.500 persone, pur con tutti i favori, gli sconti e gli amici su cui può contare il candidato, vogliamo ipotizzare una spesa di 20 euro a coperto? Una cifra irrisoria, certo, ma tanto per stare al gioco.Vogliamo aggiungere qualche euro per affittare un padiglione della Fiera (anche qui non mancano gli amici, ma qualcosa dobbiamo pur pagare), per la macchina organizzativa e il personale per gestire e disciplinare il flusso dei 7.500 da mettere a tavola? Un impianto di amplificazione: se il candidato non delinea il roseo futuro, a seguito della sua elezione, che senso avrebbe dar da mangiare a 7.500 bocche? Insomma, questa iniziativa è costata almeno 170/180 mila euro! E la campagna ufficiale non è ancora iniziata. Quante bocche sfamerà il nostro benefattore da qui al 27 marzo?A questi costi vogliamo aggiungere una dotazione minima di materiale per ‘apparire’? 100.000 manifesti, squadre di volontari per l’affissione, 500.000 santini, 200/300.000 depliant; mega poster da 6x3 metri, vele sui camion, camper che girano la città e i mercati e tanto altro ancora. E poi in televisione possiamo non esserci? Spot per gli ultimi quindici giorni e nelle quattro principali emittenti regionali significano altri 100.000 euro; e alla carta stampata non vogliamo elargire qualche soldo? Un paio di mezze pagine e un paio di pagine intere per gli ultimi giorni di campagna elettorale significano altri 35/40.000 euro. Poi abbiamo i giornali d’area, qualche passaggio sul Corriere, sui free press, sui tanti settimanali locali in provincia. Altri 100mila euro.Fermiamoci qui. Tralasciamo altre cene, aperitivi (molto di moda quest’anno), convegni, centinaia di volontari pagati con rimborsi spese e buoni benzina, le radio e tanto altro ancora. Solo così siamo già arrivati alla modesta cifra di mezzo milione di euro e davanti ci sono ancora trenta giorni pieni di insidie, tentazioni ed obblighi.In Lombardia una legge prevede un tetto di spesa di circa 55.000 euro a candidato e che ogni candidato debba farsi carico anche di una quota delle spese sostenute dalla lista. Significano circa 15/16.000 euro, al nostro candidato rimangono per la sua campagna circa 40.000 euro.Ed allora, due domande.- Esiste una legge che stabilisce un tetto di spesa. Chi ne controlla la sua applicazione? Chi e quando applica le eventuali sanzioni?- Per concorrere ad un seggio di Consigliere regionale in Lombardia occorre un patrimonio, in mancanza, chi presta o regala questi denari ai candidati e perché?Ma questo è un altro capitolo, seppur, della stessa storia.
* Direttore di Società Libera

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