25 settembre 2008

Alitalia, AirOne, CAI
di Franco Morganti

Nel momento in cui scrivo la trattativa fra governo, sindacato e CAI (Compagnia Aerea Italiana, di Colaninno & C.) va per le lunghe, col commissario Fantozzi che sta alla finestra per capire quanto gli daranno per i suoi aerei, le sue rotte, i suoi slot. Temo che vada in porto, con costi sempre più elevati per la collettività e ulteriore piombo sulle ali della CAI. A parte i costi, da utente milanese del trasporto aereo mi sento particolarmente danneggiato, se è vero che a Linate mi lasceranno solo il Milano-Roma in monopolio alla CAI e per andare a New York dovrò andare a Malpensa, dove sarebbe stupido che facessi scalo a Parigi, a Francoforte o a Londra usando compagnie diverse da CAI. A questo punto, se la salvezza di CAI deve stare sulle spalle degli utenti milanesi, perché almeno non ridurre i costi per la collettività? Il modo ci sarebbe: CAI fa un bell'aumento di capitale di AirOne e si piglia la maggioranza di questa società, lascia fallire Alitalia e si compera dal commissario Fantozzi quello che le serve: aerei, rotte, slot e quant'altro. E assume chi le serve fra quanti, ex-Alitalia e non, presenteranno domande di assunzione. Dopo di che Lufthansa è già pronta dietro l'angolo per dare a Colaninno & C. il giusto ritorno dell'investimento. Il governo forse non manterrebbe tutti i suoi impegni, ma certamente si rifarebbe una verginità semiliberale. "Semi" per via del monopolio sulla Milano-Roma, ma a questo potrebbe pensare l'Antitrust.


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